Sempre più ottimista ho preparato un nuovissimo itinerario che spero di poter attuare già da quest’anno visto che il Nepal ha aperto le porte al turismo, per ora ci sono cinque giorni di quarantena da fare, ma forse per il prossimo novembre non sarà più così, naturalmente lo speriamo tanto ed ecco qui una bozza e qualche idea per un mistico e stupendo viaggio on the road fai da te verso la mistica terra dell’Everest.
Periodo ottobre/novembre per il festival di TIHAR a Bhaktapur– 15 notti
Come muoversi: pulmini / autobus da prenotare in hotel giorno per giorno oppure DRIVER PRIVATO
Kathmandu 2 NOTTI – ( oppure 1 NOTTE SE ARRIVO è DI MATTINA )
Dormire nel quartiere vecchio Thamel
La mattina visita il Tempio Pashupatinath ( cremazioni ) e la vicina Boudhanath Stupa, a piedi o con minibus poi da Boudhanath Stupa Per tornare verso Thamel basta salire a bordo di uno degli autobus di linea blu e dirigiti verso Kathmandu Durbar Square per il tramonto quando la piazza si popola di gente
Swayambhunath Stupa (Monkey Temple) A PIEDI da Thamel, sono infatti solo 3 km in mezzo a dei quartieri decisamente poco turistici oppure prendere uno dei numerosi minibus
***Vedere Kathmandu Durbar Square di mattina presto all’alba***
Patan Durbar Square A 8 KM
Kirtipur città antica poco turistica a 5 km da Kath tempio di Tri Ratna, Dev Pukko (centro della città con annesso palazzo della regina), il tempio Bagh Bhairab e infine il tempio Uma Maheshwor prima di tornare a Kathmandu consiglio fortemente di mangiare al ristorante Newa Lehana, Raggiungere Kirtipur è davvero facile, i bus partono di frequente da Ratna Bus Park ed impiegano 25 minuti circa per raggiungere Naya Bazaar alla base della città antica, 20 rupie.
Chitwan National Park 2 notti ( 1 in lodge 400 euro – 1 in famiglia )
230 km – bus da Kathmandu la mattina bus turistici che partono da Kathmandu e Pokhara con destinazione “Chitwan National Park” scendono a Sauraha fermandosi però in una stazione a circa 7 km dalla città, da lì poi bisogna verosimilmente prendere un taxi.
SAFARI IN JEEP organizzati dal lodge rinoceronti, elefanti, tigri, coccodrilli
tempio Thani Mai con una passeggiata di trenta minuti.
Da Pokhara o Kathmandu prendi un qualsiasi bus diretto a Dumbre Bazaar o nella maggior parte dei casi un bus che passa per Dumbre Bazaar, da qui ci sono jeep condivise che partono relativamente di frequente verso Bandipur
Prendete il busKathmandu – Pokhara e dite all’autista di farvi scendere a Dumre, la trafficata cittadina lungo la “highway”. Da Dumre parte una strada a tornanti che sale sino a Bandipur (mezz’ora circa in auto). Potete prendere un’auto taxi al costo di 500 rupie oppure un minibus locale,
Non vedo l’ora di poter partire e di conoscere questo popolo fantastico, pacifico e questa terra ricca di templi e antiche tradizioni….e che l’attesa sia breve!
ll vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. (Marcel Proust)
Scarpe comode, pareo lungo per coprire le gambe, impermeabile, pantaloni lunghi leggeri, costume da bagno
Libri consigliati
Mangia, prega, ama – Elizabeth Gilbert
La fine è il mio inizio – Tiziano Terzani
Siddharta – Hermann Hesse
Consigli pratici
Il modo più comodo e veloce per girare Bali è sicuramente noleggiare una macchina con autista privato per le distanze più lunghe, per quelle più corte potete muovervi anche prendendo un passaggio da un motorino.
Contrattate sempre prima il prezzo per qualsiasi cosa.
Coprite sempre le gambe con un telo prima di entrare in un tempio
Restate qualche giorno nella magica Ubud, è una città stupenda ed un punto strategico di partenza per le varie escursioni.
Il termine Pura corrisponde a Tempio, io ho salvato sul telefono tutte le foto dei templi che volevo visitare per farle poi vedere al mio autista.
Non occorre saper parlare bene l’inglese, la maggior parte dei balinesi non lo parla o lo fa a livello elementare, pertanto per comunicare affidatevi al vostro istinto, ai gesti, a qualche parola in inglese recuperata qua e là e soprattutto a grandi sorrisi.
Da non perdere
Visitate tutti i templi più famosi, sono veramente splendidi.
Comprate degli incensi da riportare a casa.
Partecipate all’ecstatic dance allo Yoga Barn di Ubud.
Andare ad uno spettacolo di danze tradizionali al teatro Barong d Ubud.
Itinerario
Ubud da qui le varie visite:
Santuario Monkey Forest
Pura Tirtha Empul
Pura Ulun Danu Bratan
Pura Batur
Pura Besakih
Pura Tanah Lot
Pura Uluwatu
Spiaggia Jimbaran
Lovina
Pura Brahma Vihara
Viaggio
Questa in assoluto è stata l’avventura più emozionante, mistica e straordinaria della mia vita.
Sono partita da sola, verso la lontana isola di Bali, dopo tutte quelle ore di aereo quando sono scesa stravolta in Indonesia sono scoppiata a piangere di gioia e mi sono commossa; ho preso subito un taxi che dall’aeroporto mi ha portata alla magica Ubud, la prima cosa che ho notato le grandi rotatorie in mezzo al traffico impazzito con delle immense statue di Shiva o di altre divinità, pioveva a dirotto quando sono arrivata in hotel , ero tutta bagnata, si era già fatto buio, il tempo di mangiare qualcosa e sono andata subito a dormire.
La mattina dopo appena alzata ho aperto subito la finestra, pioveva ancora tanto purtroppo, il cielo era chiuso ed ho pregato l’universo che il tempo migliorasse presto, nel frattempo ( come non notarlo ) a darmi il benvenuto appeso sopra il mio balconcino, nonché sopra la mia testa, una statua di legno del Dio della fertilità con dei riferimenti palesemente sessuali, sono scoppiata a ridere, ho indossato un’impermeabile, che per fortuna avevo messo in valigia e sono andata alla scoperta dell’isola!
In realtà nella cultura induista questo simbolo così esplicito è di buon auspicio ed è portatore di abbondanza, fertilità, luce saggezza e destino, è molto rispettato e lo avrei ritrovato spesso praticamente dappertutto, persino come portachiavi, sempre in legno, ai mercatini locali.
Uscendo dalla mia camera, che era bellissima molto spaziosa tutta in legno, mi sono resa conto che ero immersa nel verde, con la luce del giorno ho potuto vedere tutte le rigogliosissime piante intorno a me, una vera e propria foresta di alberi stupendi, fiori colorati, piccoli altarini ed incensi accesi, l’aria profumava di buono e la mia giornata, malgrado il tempo, sembrava prospettarsi per il meglio.
Ancora estasiata dal giardino stupendo del mio hotel, sono andata alla reception richiedendo un autista privato che mi portasse in giro per i prossimi giorni a vedere tutti i templi che mi ero prefissata di visitare, l’attesa è stata veramente minima e dopo alcuni minuti è già arrivata una macchina con un conducente tutto per me, un signore di una certa età, un po’ taciturno, ma molto efficiente.
Come prima tappa ho scelto di andare al vicino Santuario Monkey Forest, un luogo meraviglioso una foresta rigogliosa, antica, nascoste tra le piante ci sono tantissime statue in pietra raffiguranti draghi e divinità, ho fatto amicizia con le numerose scimmie che qui sono le padrone indiscusse, ovviamente stando bene attenta ai miei effetti personali, in quanto come è ben noto sono un po’ dispettose e solite a rubare occhiali e quant’altro, ma devo dire che le scimmiette di questo tempio sono davvero docili e adorabili.
Il tempo uggioso mi avrebbe accompagnato ancora per tutto il giorno, ma passeggiare tra questa splendida giungla con il rumore della pioggia che si insinua tra le foglie degli alberi, il profumo dell’erba bagnata, della terra umida e le scimmie a seguito, tra ponti intrecciati a radici giganti è veramente bellissimo.
E’ facile incrociare devoti che con i vestiti coloratissimi e le ceste in testa camminano verso il tempio per lasciare offerte e fare le loro preghiere e con mio grande piacere ho incontrato anche una coppia di sposi che aveva scelto questa location incontaminata per il servizio fotografico, non potevo non rubare una foto ricordo anche a loro.
Rimanendo sempre nei dintorni di Ubud ho proseguito le visite del mio primo piovoso giorno al Pura Tirtha Empul e sono rimasta completamente rapita da questo luogo dall’acqua sacra, il tempio è tra i più importanti di Bali, è circondato dalla sorgente del fiume Pakerisan che sgorga a fianco della montagna e al suo interno tra le affascinanti fontane circondate da offerte, fiori, incensi fumanti, avviene il rito di purificazione, ci si immerge nell’acqua che arriva ai fianchi nella vasca di pietra e a mani giunte e capo chino si fa il giro delle 13 fontane soffermandosi per alcuni secondi sotto ognuna di esse bagnandosi i capelli, il viso, purificando il corpo e l’anima, ci sono tantissimi fedeli intenti a praticare questo cerimoniale, tanti altri sono seduti sotto la pioggia a pregare e cantare davanti all’altare, visitare questo luogo e le sue tradizioni millenarie è un’esperienza mistica e andando via mi sono ripromessa di tornare con il bel tempo per provare anch’io il rituale.
Proseguendo tra strade immerse nel verde, tra colline, piantagioni di fragole e floride foreste raggiungo il Pura Ulun Danu Bratan un altro spettacolare tempio galleggiante sul lago, nelle cui acque si rispecchia la sua figura spirituale, malgrado il cielo grigio sono circondata da un giardino verde brillante, coloratissime statue di legno e gesso raffiguranti dei, serpenti e rane giganti, un vero eden misterioso celato tra montagne e vulcani. Prima di tornare verso Ubud mi sono fermata a visitare il mercato del villaggio di Bedugul dove si possono acquistare frutti esotici e le famose fragoline.
Il giorno successivo, con mia grande felicità e gratitudine, è baciato dal sole e lo sarebbero state tutte le mie prossime giornate balinesi, tranne l’ultima, l’universo ha ascoltato le mie preghiere 🙂 … quindi con gioia immensa e grinta da vendere salgo prontissima nel mio taxi personale per vivere impaziente le prossime magiche esperienze.
Passando per le meravigliose risaie, dove mi sono fermata ad ammirare la terrazza che lascia letteralmente senza fiato e dove ho acquistato al mercatino locale un sarong per le gambe ed un satinior per la testa, ho raggiunto il tempio di Pura Batur. La strada da percorrere è tra le più belle e suggestive, ci sono degli altarini tra le montagne, i vulcani, i laghi, un panorama fantastico , dove donne del luogo lasciano offerte e bruciano incensi, il tempio è tra i più variopinti. Sono entrata e non c’era quasi nessuno, le preghiere erano terminate da poco e gli ultimi fedeli con le ceste in testa stavano uscendo pian piano, gli ultimi incensi si stavano spegnendo lentamente tra i piccoli canestri pieni di fiori e i petali donati, mi sono ritrovata praticamente sola in questo sito incantevole, si sentiva solo una musica, un mantra sottofondo che continuava a cantare magicamente intorno a me, sembrava fosse la voce degli Dei, giravo estasiata tra le enormi porte sacre, le statue di uccelli, cigni, elefanti dai colori vivaci, le fontane, le palme, sotto ad un cielo limpido azzurro, con le lacrime agli occhi e riconoscenza nel cuore.
Dopo questa esperienza trascendentale io ed il mio tassista continuiamo a percorrere assurde strade in mezzo alla giungla, tra motorini affollatissimi con a bordo anche quattro persone, processioni di cerimonie funebri con tanto di cremazioni lungo le vie e di matrimoni, capannoni adibiti a benzinai che vendono carburante in bottiglie di vetro accatastate numerosissime ai margini della strada, per raggiungere il Pura Besakih sulle pendici del vulcano Agung.
Sono fortunata, sicuramente oggi si svolgono dei festeggiamenti divinatori e le strade sono già piene di cortei di fedeli induisti vestiti nei loro tradizionali abiti cerimoniali, donne meravigliose con ceste in testa che indossano camicie di pizzo gialle o bianche, con cinture di stoffa arancioni o blu, uomini dallo sguardo fiero con satinior in testa, che indossano camicioni ampi, tutti con i sarong dai colori e fantasie sgargianti persino i bambini più piccoli. Da questo tempio madre, salendo una scalinata tra statue di pietra e piante colorate, attraversando il portale si raggiunge la vetta sacra, a questo punto non mi resta che sedermi, in silenzio ed ammirare e venerare lo spettacolo dinnanzi a me, le cime e l’eco sordo dei vulcani in lontananza, il mercato affollato all’ingresso, l’ampio piazzale alla base e la sfilata dei sorrisi luminosi dei devoti che salgono con adorazione i gradini che portano al paradiso e riscendono purificati verso la redenzione, alla vita terrena.
Il giorno dopo mi sono svegliata alla luce di un sole splendente, ho indossato un abito lungo bianco con il mio nuovo satinior dai ricami dorati in testa, destinazione tempio di Tanah Lot, uno spettacolo veramente fuori dal comune. Questo tempio induista è situato in cima ad un’imponente formazione rocciosa in mezzo all’oceano pacifico, una leggenda narra che il saggio Dan Hygang Nirartha durante uno dei suoi viaggi si imbatté in questo luogo splendido e vi rimase, effettivamente a vederlo si capisce il perché e vien voglia di fare altrettanto. Il tempio è accessibile solamente ai fedeli , ma vale comunque la pena vederlo anche solo da fuori, collocato su quest’isoletta remota e solitaria, tra rigogliose piante e prorompenti onde che sbattono impetuose sulla roccia, evoca pensieri lontani e malinconici.
L’altro tempio raggiunto è quello di Uluwatu, all’ingresso mi danno una cintura di stoffa arancione da indossare, inizio poi a camminare verso la maestosa scogliera a picco sul mare, il vento soffia forte, incontro parecchi macachi grigi abbastanza molesti che mi sembrano subito meno docili delle scimmie conosciute precedentemente al tempio di Ubud, pertanto cerco di starne alla larga, di non disturbarle e nascondo subito i miei occhiali da sole ed il mio cellulare, facendo molta attenzione a fare le foto.
Continuo ad avanzare, il panorama è mozzafiato, ci sono piccoli altarini di legno con le solite offerte ed incensi consumati dalla potente brezza, posizionati proprio sull’orlo della scogliera rocciosa e le onde che vi si infrangono sono veramente inquietanti, la forza della natura infonde agitazione e pace allo stesso tempo, quando finalmente scorgo il surreale tempio lassù in alto, che sembra toccare il cielo, sembra così irraggiungibile, inviolabile a noi comuni mortali l’emozione è forte, in realtà anche questo luogo è accessibile solamente ai religiosi induisti, ma per me resta un sogno intangibile, arroccato in un miraggio, il tempio degli Dei, accessibile solamente al vento, alla pioggia e sogni proibiti.
Lascio questo luogo incontaminato e per raggiungere la mia prossima destinazione, come per i templi precedenti, il traffico è veramente insostenibile, il giorno prima per rientrare al centro di Ubud ho impiegato più di un’ora di taxi solo per percorrere due o tre chilometri, la circolazione è completamente bloccata, congestionata, ci sono tantissimi mezzi , alcuni improbabili, dai già citati sovraffollati motorini, ai pick up che trasportano di tutto, verdura, galline, frutta, persone e i taxi, un delirio di smog e clacson assordanti e le macchine che si muovono a passo d’uomo.
Decido quindi una volta raggiunta la spiaggia di Jimbaran di fermarmi qui a dormire, anche se non era previsto, per godermi con calma le ore successive senza dover affrontare la stressante strada del ritorno, liquido il mio caro tassista ringraziandolo per il servizio di questi giorni, non lo avrei più rivisto, scendo così dalla macchina senza sapere di preciso dove andare ed affidandomi all’istinto mi avvicino alla spiaggia.
Vago per un po’ nella via principale cercando un hotel, finalmente lo trovo a due passi dal mare e sembra anche bello ed accogliente, c’è pure una piscina, ma io non ho nulla con me, solamente i soldi, pertanto cammino un po’ per le vie deserte in cerca di un negozietto e dopo un po’ di tempo lo trovo. Ora ho tutto ciò che mi serve, il mio portafoglio, un costume da bagno e tanta voglia di godermi il tramonto in santa pace. Cammino tranquilla affondando i piedi scalzi nella sabbia morbida e calda, ci sono tantissimi ristorantini proprio sulla spiaggia, qualcuno passeggia a cavallo, i bambini si divertono a giocare a palla, si vedono gli aeroplani in fila pronti a decollare dal vicino aeroporto, ecco che uno ad uno prendono il volo mescolandosi ai gabbiani, mi siedo ed il mio sguardo si perde all’orizzonte, al sole che scende verso un altro giorno che sta per terminare, ma non ancora, mi aspetta una delle cene più sensazionali e romantiche in riva al mare. Scelgo uno dei tanti localetti e mi gusto una buonissima aragosta ed un ottimo cocktail al tramonto, la bassa marea, i piedi sul bagnasciuga, una candela accesa e l’ottima compagnia di me stessa, una cena sentimentale con la mia anima, e la forza dell’amore incondizionato verso me stessa che solo il coraggio di intraprendere un viaggio in solitaria può concedere.
Passando per la spiaggia, sandali alla mano, arrivo al mio hotel, non c’è nessuno in piscina, faccio un bagno rigenerante e me ne vado a letto felice di questa nuova gratificante giornata trascorsa.
Al risveglio il mio primo pensiero va alla ricerca di un nuovo passaggio per tornare ad Ubud dove avrei trascorso l’ultima notte, proprio di fronte al mio hotel nel parcheggio del benzinaio ci sono parecchi taxi, trovo subito un ragazzotto grande e grosso, insomma di una certa stazza e il suo sorriso non è da meno, che mi ispira subito fiducia e mi accordo con lui per tornare ad Ubud e per raggiungere Lovina il giorno successivo. Mi trovo a subire nuovamente le solite folle ore in mezzo al frenetico traffico, il mio nuovo autista è rilassatissimo, sicuramente abituato a questo caos, parliamo in una lingua sconosciuta per farci capire, lui ride sempre e quando capisce, non so come, che amo lo yoga mi mette una musica di mantra balinesi che per ore ed ore, anche il giorno successivo, mi accompagnerà insistentemente durante tutti i tragitti in macchina, è piacevole come suono ma ammetto che dopo un po’ risulta leggermente ridondante e mi scappa un sacco da ridere, è tutto molto buffo e molto balinese, il contrasto tra l’atmosfera di melodie spirituali all’interno dell’abitacolo ed il trambusto delirante sulla strada all’esterno è a dir poco grottesco! Ma noi avevamo la protezione di talismani e cimeli vari che invocano le molteplici divinità induiste appesi all’interno del veicolo…
Avrei passato quindi l’ultima serata nella mia affezionatissima Ubud, al pensiero ammetto che il mio cuore ha vacillato un po’, ammetto che forse sarebbe stato più pratico trascorrere solo i primi giorni qui, per poi andare a Lovina e raggiungere direttamente la spiaggia di Jimbaran gli ultimi giorni essendo più vicina all’eroporto, sicuramente ho sbagliato qualche calcolo, ma il bello del viaggio è anche questo e non mi sono per niente pentita di aver dedicato più tempo ad Ubud. Perché? Non mi sono per niente pentita di essere rimasta più notti a dormire qui perché ho potuto vivere questa città in piena tranquillità ed autonomia semplicemente passeggiando, è una città incantata, colma di misteri e giardini segreti, ho amato perdermi tra i suoi cortili nascosti, dove mi sono imbattuta in veri e propri eden esotici, tra pipistrelli, uccelli e fiori giganti, in ogni singolo angolo di questo luogo magico, dietro ogni cancello, aprendo ogni portone, ho potuto trovare una meraviglia, i piccoli suggestivi templi sparsi dappertutto, in tutte le viette, all’interno delle case, dei negozietti, dentro ogni garage e benzinaio tra le macchine ed i motorini ho potuto scrutare una statua del Ganesha, un altare inghirlandato, corone di fiori colorati. Ho adorato questa città, passeggiare tra i suoi mercati, sentirne il profumo di antico, di incensi, di fede, tutto ciò ha provocato in me una sensazione intima, secolare.
Per le stradine devo stare attenta a dove metto i piedi perché ci sono tantissime offerte e cestini sparsi sui marciapiedi, la mattina presto è solito vedere donne che tra preghiere e fumi di palo santo appoggiano i cestini di fiori a terra, ho incontrato spesso dei negozietti di statue divine, centinaia di statue di ogni dimensione sparse sui marciapiedi, negozietti di incensi , ristorantini adorabili dove ho assaggiato del cibo delizioso e speziato.
Ogni sera dal mio hotel raggiungevo a piedi il piccolo centro e da qui sceglievo il localetto dove cenare, mi sono sentita sempre protetta, al sicuro in questa città sacra, ospitale, pura, il vero cuore di Bali. Ad Ubud, nel Teatro Legong ho potuto assistere alle danze tradizionali balinesi che sono delle vere e proprie rappresentazioni teatrali, tra maschere, draghi, costumi sfarzosi, trucchi esagerati, raffinati movimenti delle dita, complicati giochi di gambe ed espressioni facciali molto accentuate, gesti armonici che racchiudono tutta la storia e le usanze di questo meraviglioso, sorridente e pacifico popolo.
Il prezioso tempo in più mi ha anche permesso di tornare, come da mia intensione, al Pura Tirtha Empul in una bella giornata calda di sole e di immergermi nella sacre acque delle fonti purificatrici tra i fedeli balinesi ed i loro sempre presenti sorrisi rassicuranti e benevoli, è stato molto coinvolgente e toccante, ho sentito una connessione potente e spirituale con questo magico luogo e questa paradisiaca e speciale isola.
E poi ad Ubud c’è lo Yoga Barn, un luogo senza tempo, una vera e propria guarigione per il corpo e per l’anima, solamente il venerdì pomeriggio si tiene un evento molto particolare a cui solo poche persone possono accedere, ho preso un passaggio dai vari “tassisti” in motorino e sono andata a vivere questa esperienza unica ed indimenticabile, difficile da spiegare a parole ( ne ho parlato in maniera più approfondita nell’articolo che troverete nella pagina “Festival Dal Mondo: The Yoga Barn” ).
Lovina si trova a circa 80 km da Ubud, nel tragitto mi sono fermata in una piccola azienda agricola immersa nel verde ad assaggiare il tradizionale caffè Kopi Luwak, prodotto con chicchi di bacche ingerite e defecate da questo adorabile animaletto denominato Musang simile ad una marmotta. La bevanda dal sapore intenso è buonissima, ne ho assaggiato vari tipi, ho tostato in padella i cicchi di caffè insieme ad una vecchietta, ho mangiato anche dei tipici dolcetti, sembravano foglie di pianta grassa, un po’ viscidi ma molto buoni, non è stata una brutta esperienza, ma sinceramente sono rimasta un po’ turbata nel vedere questi poveri esseri viventi chiusi in gabbia e per questo motivo non la rifarei.
Lovina è una località balneare che possiede una lunga lingua di spiaggia nera che collega diversi piccoli villaggi, da dove si può vedere in lontananza il vulcano e da dove partono escursioni all’alba in barca per l’avvistamento dei delfini. Qui nello splendido hotel Puri Bagus https://www.puribaguslovina.com/
immerso in uno stupendo giardino con tanto di piccoli altari addobbati, ho trascorso gli ultimi due giorni del mio viaggio in pieno relax e abbandono, passeggiando scalza tutto il giorno, con fiori freschi dietro l’orecchio, facendo bagni nella piscina bordo mare, leggendo Siddharta, praticando yoga al tramonto, mangiando divino pesce fresco e facendo la doccia tradizionale all’aperto, sotto le stelle tra pareti di pietra.
Qui ho conosciuto una famiglia splendida che aveva un negozietto proprio all’uscita dell’hotel che vende di tutto dal tè agli incensi, ho fatto amicizia con la signora Yuli, i suoi meravigliosi figli ed il marito Adi, che ha un’agenzia che organizza tour ed escursioni e che vi consiglio vivamente di contattare per un vostro eventuale viaggio a Bali ( A-Leo 0062 81916342061).
Ogni sera lei mi ha accompagnato con il motorino al villaggio vicino dove facevo compere al mercatino o girovagavo per il localetti e poi mi ripassava a prendere e al ritorno mi fermavo con loro a giocare con i bambini, e a bere del tè caldo che con tanto amore mi preparavano , a chiacchierare, nella solita lingua magica dei gesti, sorrisi e qualche parola di varie nazionalità recuperata qua e là, il linguaggio dell’amicizia, del rispetto, dell’amore.
A Lovina c’è anche un bellissimo tempio buddista il Brahma Vihara con le sue campane e statue del Buddha giganti, anche qui sono stata molto fortunata e sono capitata mentre i monaci, con le loro vesti arancioni, preparavano ed allestivano delle decorazioni floreali dorate per un festival, li ho visti pregare, ridere e scherzare tra loro e mi hanno permesso di fare una foto, ricordo indelebile, insieme.
Arriva così il momento di lasciare l’isola di Bali, il taxi mi passa a prendere al mio hotel di Lovina, Yuli e la sua famiglia mi aspettano fuori, ci abbracciamo forte, ci stacchiamo a malincuore, salgo in macchina e vedo tutta la famiglia lì, ad agitare le mani per salutarmi, inevitabilmente le lacrime iniziano a scendere ininterrottamente sulle mie guance, sorrido verso di loro e guardandoci negli occhi lucidi, nella nostra lingua magica dell’amore, senza dir niente ma dicendoci tutto ci diamo l’addio.
Il percorso a ritroso per tornare è stato veramente lungo e scapicollato, la pioggia è tornata incessante e molto abbondante a darmi la benedizione per la partenza, come anche al mio arrivo, il traffico più caotico del solito, , le strade tutte allagate, l’acqua scura e fangosa arriva fino agli ingressi dei locali al pian terreno, la gente a chiacchierare seduta a terra con le gambe a mollo fino al ginocchio, io sempre più angosciata per il ritardo assurdo e la paura di perdere l’aereo, quando manca poco meno di un chilometro all’aeroporto scendo dal veicolo, prendo la valigia e come una matta inizio a correre trafelata in mezzo al traffico, alla gente, alla pioggia, arrivo stravolta, con il fiato corto e tutta bagnata per scoprire che non ero in ritardo solo io, ma fortunatamente anche il mio volo.
Di nuovo Bali mi ha fatto sorridere, mi è venuta incontro, non mi ha ostacolata, ha letto la mia anima, ascoltando le mie paure aiutandomi a non farmi limitare da esse, ma insegnandomi ad avere fiducia in me stessa, nel viaggio, nell’isola, nell’amore incondizionato dell’universo nei confronti di chi, umilmente con il cuore limpido, colmo di gratitudine e stupore, ama osare e scoprire con rispetto e fiducia, nuove terre, nuovi orizzonti, nuovi limiti da superare.
Ovunque tu vada, vacci con tutto il tuo cuore. (Confucio)
Siamo ai primi di aprile e durante questo magico periodo primaverile in tutto il Giappone si festeggia l’Hanami ovvero la fioritura dei Sakura, i ciliegi, una tradizione antica più di un millennio, in questo periodo nei parchi più famosi tutti i giapponesi, gruppi di amici, famiglie intere si riuniscono per ammirare insieme la fioritura, parecchi gruppi di vecchietti a giocare a carte a chiacchierare, facendo dei pic nic sotto gli alberi tra i petali rosa accomodandosi su delle enormi coperte di plastica azzurre.
Il momento del petalo che si stacca dal ramo e cade a terra è un attimo sacro, il tempo sembra scorrere più lento e la malinconia che evoca è la metafora della vita, il ciclo naturale della morte.
Una leggenda narra che ogni fiore di ciliegio ha un colore diverso, sotto ad ogni albero di ciliegio giace lo spirito di un guerriero e più il fiore è di un colore acceso, più il guerriero era valoroso, nei parchi di Tokyo potrete apprezzare migliaia di alberi e di fiori dalle diverse sfumature del bianco, rosa e magenta, i tappeti di petali che si formano a terra sembrano infiniti e sembrano indicare un percorso magico verso mondi incantati e segreti.
Abbiamo acquistato anche noi la nostra coperta-tovaglia azzurra nelle numerosissime bancarelle che le vendono, insieme a i bonsai, ventagli e tante altre deliziose cianfrusaglie giapponesi, abbiamo raggiunto parco Ueno ed abbiamo scelto il nostro albero di ciliegio preferito, o meglio lui ha scelto noi per sederci sotto di esso e goderci lo scenario splendido unico al mondo, emozionante, favoloso e a fare il nostro pic nic con il pesce e le fragole fresche appena acquistati al mercato, il kit kat e la coca cola sempre alla fragola nelle loro edizioni straordinarie introvabili appositamente dedicate all’Hanami.
Altri luoghi straordinari a Tokyo dove poter godere a pieno lo spettacolo naturale dell’Hanami sono il parco Shinjuku gyoen uno dei più grandi e romantici, immerso in migliaia di specie diversi di ciliegi in fiore, nel cinguettio degli uccelli, boschetti tranquilli e giardini tradizionali giapponesi, un vero paradiso terrestre dove grazie a degli altoparlanti sotto fondo si sente anche una soave musica che rende tutto ancora più suggestivo, sembra di sentire il canto dei ciliegi, la voce dell’Hanami che prende vita. C’è poi il parco Inokashira, dove potrete passeggiare nei pressi del lago e la sorgente del fiume Kanda sempre inebriati dal profumo inconfondibile dei fiori di ciliegio e dove potrete fare un giro del lago con i buffi pedalò a forma di cigno, un punto panoramico speciale dove potrete contemplare il pittoresco contrasto degli austeri grattacieli circondati dai dolci alberi fioriti.
Un altro punto perfetto per ammirare l’esplosione della magica primavera giapponese è il distretto Nakameguro con i sentieri che fiancheggiano il fiume e dove i rami dei ciliegi in fiore formano dei suggestivi tunnel, i negozietti locali vendono libri d’arte, birre artigianali e ci sono degli ottimi bistrò tradizionali giapponesi dove poter mangiare qualcosa sotto l’ombra rassicurante dei fiori.
Per non parlare delle affascinanti viette fiorite di Kyoto o del fiabesco parco di Nara e del sogno ad occhi aperti che si vive ritrovandosi a passeggiare nel parco tra i ciliegi fioriti ed i cervi, un vero e proprio dipinto, gli alberi in fiore sono tantissimi ed ancora di più lo sono i cerbiatti che ti girano intorno e che si fanno tranquillamente accarezzare talmente sono abituati a prendere coccole da tutti.
L’Hanami, un dono immenso che madre natura ogni anno ci rinnova, l’alito profumato dell’aria, il canto incantato della primavera, del miracolo della rinascita dei Sakura, nonché della loro morte, l’abbandono dei suoi petali leggeri, il loro viaggio verso l’infinito, il lasciarsi andare al vento, alla terra, al destino, così come noi, i petali impotenti, disarmati non devono avere timore di andare incontro alla loro sorte, di perdersi nell’ignoto per potersi ritrovare, per poter rincontrare la loro anima e realizzare l’unione con essa e allo stesso tempo con l’universo intero.
L’Hanami ci insegna ad avere fede in noi stessi, a non avere paura.
Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero.
Ed eccomi qui ancora a progettare un altro dei miei prossimi viaggi, questa è una meta che avrei dovuto raggiungere lo scorso anno e che per ovvi motivi non ho più avuto il piacere di visitare, quindi incrociamo le dita sperando che entro fine 2021 questo mio piccolo sogno, che sicuramente è lo stesso di molti di voi, si possa avverare!
Qui di seguito troverete una bozza di itinerario on the road e fai da te per girare la Giordania in autonomia con la macchina, passeremo per magica Petra, dormiremo nel deserto e perché no ci rilasseremo anche un po’ in spiaggia.
“Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno” – Guy de Maupassant –
“Arriviamo a Bangkok di sera, sfiniti dalle tante ore di volo, ma non resistiamo e decidiamo comunque di uscire e passeggiare un po’ tra le viette del centro storico… colori e profumi, decine di bancarelle con pentoloni fumanti strapieni di pesce, di salse, di nuddols … e poi ancora spiedini di carne e di frutta .. e di scorpioni, vermi e cavallette! No questi ultimi non li abbiamo assaggiati, non ci siamo riusciti.
Andiamo a dormire con il buon odore di curry ed incenso ancora tra i capelli.
L’indomani sveglia all’alba, prima tappa città di Samut Songkhram, il mercato galleggiante di Damnoen Saduak. È mattino presto e molte delle bancarelle devono ancora aprire, ci gustiamo il silenzio e la calma del momento, i primi timidi sorrisi dei venditori, i loro sbadigli, le prime serrande che iniziano ad alzarsi, le prime barchette colme di oggetti, spezie, pesce che iniziano a dondolare nell’acqua.
Dopo meno di un’ora l’atmosfera inizia a cambiare, il mercato si riempie di gente, di urla, richiami, odori ed il fiume si trasforma in una strada trafficata a doppio, triplo senso, in un via vaI di barche colorate.
Ci spostiamo poi all’altro mercato poco distante, il Maeklong Railway, sulla ferrovia. Inizialmente non credevamo possibile che il treno passasse proprio in mezzo ai banchetti dei venditori ambulanti, ma quando abbiamo sentito il fischio assordante del gigante che arrivava, i carretti spostarsi, le tende abbassarsi, i bottegai spostare secchi e ceste pieni di merce, ci siamo dovuti ricredere.
A bocca aperta abbiamo visto il treno passare lì, in mezzo a tutti noi ad un paio di centimetri da noi! … e subito dopo, in pochi secondi, tutto sistemato, tutto di nuovo come prima…i cesti di frutta, i carrelli di carne, i secchi di pesce, erano di nuovo lì, al loro posto tra i binari, di nuovo tra la folla.
Ed eccoci, scendiamo da uno smelangolato tuc tuc con la musica a tutto volume, per ritrovarci tra mosaici variopinti, campane giganti, buddha dorati, distesi, imponenti del palazzo reale, tra i canti e le preghiere dei monaci, tra le statue, le pagode e le rovine dei tempi di Ayutthaya, in groppa ad un elefante.
Una passeggiata tra le viette di Cina Town, dove si respira un’aria di vecchie usanze, di leggende, un labirinto magico di cibi, cucine, botteghe, stoffe, piume e negozietti colmi di gioielli d’oro appesi su tutte l e pareti.
Dalla più tradizionale e folcloristica Bangkok ci ritroviamo poi catapultati nella sua più moderna realtà, dal 62° piano del palazzo di Le Bua-Sirocco possiamo ammirare tutte le luci della città e scoprire che questa è anche una splendida metropoli in piena crescita, ricca di storia e tradizioni e prontissima al futuro, a stare a passo con i tempi.
Dopo quattro giorni, prendiamo un autobus notturno che in 12 ore circa ci porta dall’altra parte più a sud della Thailandia, a Krabi.
Percorriamo 800 km tra traffico e strade allagate dalla pioggia e tra una dormitina ed una sbirciata curiosa ai meravigliosi paesaggi dal finestrino, finalmente all’alba arriviamo a destinazione.
Lo scenario è ovviamente tutt’altra cosa, a farne da padrone ora non sono più templi e grattacieli, ma solenni e maestose montagne circondate da acqua cristallina e misteriose foreste che ci faranno da sfondo per i prossimi giorni.
Grazie ai passaggi dei barcaioli dai visi segnati dal sole e gli sguardi sempre sognanti immersi tra cielo e mare, raggiungiamo tutte le varie isole della zona: Ao Nang, Railay West, Phi Phi… ci sentiamo come pirati maledetti che vìolano le più belle lagune e spiagge del mondo ricche di tesori nascosti…. Maya Bay, Bamboo, Loh Dalm posti incantanti dove il tempo sembra essersi fermato, dove le sfumature dell’acqua variano tra l’azzurro del cielo e si confondono con il verde smeraldo delle giungle tutt’intorno.
Ci sentiamo impavidi esploratori passando con le nostre piccole barchette tra le rocce eterne, tra le onde che sbattono forte ai piedi delle montagne giganti, ritorniamo bambini a giocare con le mille scimmiette che corrono tra la sabbia di velluto, tra i coralli e le conchiglie.
Tutto intorno è pace, è natura, è mistero, è mare, è oceano senza confini.
Risuona ancora lontano l’eco di un mostruoso tsunami, i cartelli e le insegne per l’evacuazione, gli avvisi per le zone più a rischio…una terra colpita e ferita dalla sua stessa forza e bellezza, che è riuscita a rialzarsi e ricominciare più forte e più bella di prima.
L’ultimo giorno decidiamo di farci un tatuaggio, ricordo indelebile di questo emozionante viaggio e di questa fantastica terra.
Grazie Thailandia per il tuo coraggio, per i bei sorrisi e le parole gentili… grazie per il tuo cibo, le tue spezie i tuoi piatti tipici a base di curry e pesce fresco… per le mani esperte delle vecchie signore massaggiatrici, per quelle scure e rugose dei barcaioli, preziosi traghettatori… grazie per la tua unica ospitalità… grazie per il tuo mare tanto inquietante quanto affascinante.
Siamo in Indonesia, nell’isola di Bali, precisamente siamo nella sacra Ubud.
E’ venerdì e passeggiamo tra i templi, le statue di Ganesha, le offerte dedicate a Shiva e ci inebriamo del profumo intenso degli incensi ad ogni angolo della strada, tra i petali dei fiori ed i canestri di paglia minuziosamente annodati a mano colmi di fiori, doni, colmi d’Amore.
Si avvicina l’ora del tramonto e all’interno di una meravigliosa pagoda di paglia sta per avere inizio un sogno, un vero miraggio riservato a pochi. Accelero quindi il mio passo per arrivare un paio d’ore prima dell’inizio allo Yoga Barn, un centro spirituale di meditazione e benessere, intorno alle sei e mezza del pomeriggio infatti si terrà un evento speciale a cui non voglio assolutamente mancare, i posti sono limitati e pochissimi e chi arriva prima, attendendo pazientemente in fila, potrà garantirsi l’ingresso del paradiso.
Ce l’ho fatta, sono tra le prime persone giunte, mi siedo a terra, contemplo il magnifico spazio verde intorno a me, l’odore sacro dello Jepun, degli oli essenziali, inebriata dall’eccitazione del momento e dal palo santo acceso vicino a me.
Finalmente si aprono le porte, salgo le scale, vado su, tolgo e scarpe, a piedi nudi fino alla grande stanza che sa di candele e fragranze delicate, dal pavimento di legno, il soffitto di fuscelli intrecciati, senza pareti ed entro nel luogo dove si terrà l’ecstatic dance. Piano piano la sala si riempie, dalla consolle il deejay inizia ad accennare i primi bit, ci sono dei ragazzi che suonano le percussioni, il ritmo si fa via via sempre più intenso, travolgente, estatico. La musica sembra rapire ognuno di noi, restare fermi è impossibile, le braccia, le gambe, la testa, iniziano a muoversi autonomamente, gli occhi si chiudono ed inizia, inizia il viaggio.
Spontaneamente tutto il corpo si muove, pulsa, vibra in una danza fatta di asana armoniose, perfettamente legate tra di loro, tra te e tutte le persone presenti lì, lo yoga si fonde al ballo, il respiro si fonde ai bassi della cassa ed il battito del cuore si armonizza ai colpi scanditi del bongo, gli accordi della musica sono gli stessi delle anime danzanti e si crea la vera unione, il vero significato dello yoga, dell’estasi pura, limpida, dell’amore incontaminato verso l’universo, la terra, verso tutta la splendida Bali, i movimenti sono vivi, nascono da dentro, embrionali si muovono trascinando con sé ansie, preoccupazioni, si spengono e muoiono nella loro cadenza naturale, per poi rinascere in nuovi gesti primordiali suggeriti dal nostro stesso cuore, è lui che danza, non il corpo, il corpo è solo uno strumento, un tramite, un messaggero, è il tempio.
È così che anime vaganti si ritrovano insieme a sorridere, volare, ballare, come guerrieri di luce in una preghiera collettiva che risveglia i sensi e le coscienze, si crea un miracolo, un piccolo grande prodigio che diffonde gioia, energia positiva e buoni propositi. C’è bisogno di così tanto amore! Se ogni luogo nella terra avesse la sua Bali, la sua Ubud, il suo Yoga Barn ed i suoi venerdì sera al suono dell’ ecstatic dance allora si che il mondo sarebbe un posto migliore. https://www.theyogabarn.com/
Namasté.
Nello Yoga andare oltre è una morte, devi morire perché possa nascere il tuo essere reale. Osho
ovunque voi siate… ovunque vi troviate, che sia nella sentimentale isola di Bali, o tra le celebri guglie rocciose della Monument Valley…al cospetto del magico Taj Mahal, sotto l’ombra di una palma caraibica, a bordo di un traghetto nelle acque del Bosforo o nella baia di San Francisco... nei pressi di in un bosco dello Yosemate, al mercato galleggiante di Bangkok, al mercato del pesce di Tokyo, di fronte la skyline newyorkese o semplicemente a casa vostra… ricordatevi sempre di dedicare tempo al tramonto e all’alba.
soprattutto se siete in viaggio.
mettete la sveglia e uscite fuori dal letto la mattina presto ed andate ad ammirare i luoghi al sorgere del sole!
rilassatevi ed aspettate serenamente un tramonto anche se avete fretta di andare da qualche altra parte!
Nel viaggio, come nella vita, cercate di non ascoltare mai la fretta, cercate sempre di godervi il qui ed ora, di godervi ogni attimo del posto che vi sta accogliendo, cercate di prenderne il meglio, le sfumature più rare, gli attimi fugaci che il mondo sarà felice di regalarvi. E’ tutto lì, lo è sempre stato …. le meraviglie sono lì, davanti ai vostri occhi che devono rimanere vigili, attenti, aperti alla Belezza. La Bellezza del mondo è sempre a portata di mano di ognuno di noi, in attesa che la troviate e ne cogliate l’essenza più pura.
Dedicate tempo alla Bellezza, uscite fuori la mattina presto, aspettate il crepuscolo.
dedicate tempo al tramonto e all’alba.
Alba alla Monument Valley, UsaTramonto dal Bosforo ad Istanbul, TurchiaTramonto di Bali, IndonesiaAlba al mercato galleggiante di Bankok, ThailandiaTramonto dallo York, vista skyline New York, UsaAlba al mercato del pesce di TokyoAlba nella spiaggia vicino casa mia
Quando un’alba o un tramonto non ci danno più emozioni, significa che l’anima è malata. Roberto Gervaso